Lazio '74 - Scudetto e pistole, una squadra bella e maledetta


Maestrelli sulle spalle di ChinagliaIl 12 maggio 1974 la Democrazia Cristiana subisce la prima grande sconfitta dal dopoguerra. Il 12 maggio è il giorno in cui il popolo italiano si pronuncia in favore del divorzio. Giornata storica. In piazza si festeggia. Dal punto di vista calcistico, invece, il 12 maggio è il giorno della Lazio, il giorno in cui l'Aquila si aggiudica il suo primo scudetto. Una squadra tornata in A da appena un paio di anni, che già l'anno precedente aveva sfiorato il titolo, da neopromossa. Trascinatore di quella squadra è Giorgio "Long John" Chinaglia. Ma il maestro e artefice indiscusso del miracolo biancoceleste è Tommaso Maestrelli. Il tecnico, la guida. Un vero e proprio padre per quei ragazzi scapestrati, che faceva sfogare in settimana e riuniva sotto la sua ala la domenica.

Ma andiamo con ordine.

Nella stagione 1971-1972 sulla panchina della Lazio si siede Tommaso Maestrelli, reduce da una brutta ed immeritata retrocessione con il Foggia. La prima richiesta del mister è la riconferma di Chinaglia, già capocannoniere dei biancocelesti nelle ultime due stagioni di A, prima della retrocessione. E la Lazio torna subito nel calcio che conta.
Il primo anno nella massima serie è esaltante. La squadra veleggia stabilmente nelle prime posizioni, arrivando a giocarsi all'ultima gara lo scudetto con Juve e Milan. Ma va male, anche se alla fine del primo tempo, in virtù della momentanea sconfitta del Milan a Verona e della Juventus a Roma, con lo 0-0 a Napoli la Lazio è campione d'Italia. Ma il secondo tempo la Lazio subisce un Napoli voglioso di rivincita dopo le liti e gli screzi dell'andata e lo scudetto va alla Juve, che sfrutta la quantomeno sospetta arrendevolezza della Roma...

Ma l'anno successivo è quello giusto. Una cavalcata trionfale verso lo scudetto. Di quella Lazio non restano che i ricordi. Erano ragazzi difficili. Giravano con la pistola, che portavano in ritiro per ammazzare il tempo, tirando al bersaglio. Siamo negli anni di piombo. Bombe e stragi insanguinano le strade. Erano rissosi e irrequieti, balordi da night e da risse nei locali. Erano un baluardo fascista (o almeno questo un po' rappresentavano) in una Roma per lo più rossa.
Lo spogliatoio era diviso in due. Ma non in senso figurato. C'erano due gruppi distinti che avevano spogliatoi separati, che a mensa sedevano in tavoli diversi, che alle partitelle se le davano. Si facevano male per davvero, alcuni erano costretti a saltare la partita la domenica. E alla partitella del venerdì assistevano migliaia di tifosi, tra i quali la notizia si era sparsa.
Gli anni magici della Lazio sono durati poco, i suoi campioni si sono bruciati presto e la fine del sogno è coincisa con la malattia e la morte di Maestrelli. Tumore al fegato, al quale è seguito una prodigiosa ripresa fisica dell'allenatore. Ma solo momentanea. A 21 mesi dalla diagnosi Maestrelli si spegne. È il 2 dicembre 1976. Ha appena salvato la Lazio dalla serie B, ma la magia di quella squadra è svanita. Senza la sua guida i ragazzi non riusciranno mai a rendere come prima. Anche Chinaglia se ne è andato, a New York nei Cosmos di Pelé, lusingato dai dollari americani.

Di quella Lazio lì se ne potrebbero raccontare tante. Detto delle partitelle in casa tra i "clan" e delle pistole, basti ricordare che quella Lazio fu bandita dalle coppe europee. Nel 1973, l'annata dello scudetto, i biancocelesti giocano contro l'Ipswich Town in un incontro valevole per i sedicesimi di Coppa Uefa. All'andata è finita 4-0 per gli inglesi. Una sconfitta umiliante. Ma nella partita di ritorno la Lazio ci mette il cuore, i giocatori ci credono ancora e così anche il pubblico. E infatti, dopo appena 26 minuti, i padroni di casa sono in vantaggio 2-0. La partita è dura e la tensione alle stelle. A far saltare gli animi ci pensa l'arbitro, che assegna un rigore a dir poco dubbio in favore degli inglesi. La reazione della squadra è veemente. Tutti i giocatori si gettano sull'arbitro che, tra spintoni e spallate, riesce a far battere il rigore. La partita terminerà 4-2, con la Lazio eliminata. Invasione dagli spalti e aggressione al portiere inglese. E negli spogliatoi si scatena il putiferio con una vera e propria caccia all'uomo contro i giocatori dell'Ipswich Town. Lazio eliminata e squalifica dalle coppe. Fu così anche impossibile per gli uomini di Maestrelli disputare la Coppa Campioni l'anno dopo.


Una Lazio bella e dannata, sulla quale sembra essersi scagliata una maledizione. Prima Maestrelli, poi la morte di Re Cecconi, ucciso per legittima difesa da un gioielliere a seguito di uno scherzo sciagurato (o almeno così si dice). Nel 1984 muore Luigi Bezzi, dirigente accompagnatore e personalità di spicco nella società. E un anno dopo tocca al medico sociale Ziaco. Nel 1987 è la volta di Lenzini, il presidente della Lazio scudettata. Nel 1990 è invece Frustalupi ad andarsene, in un incidente stradale. Aveva solo 48 anni.

E poi ci sono le disavventure giudiziarie. In questa speciale classifica è Chinaglia senza dubbio il leader. La più recente è la tentata scalata alla Lazio con i soldi dei Casalesi. Ma ci sono anche Wilson, invischiato nel calcio scommesse prima e in una bancarotta fraudolenta poi. Pulici, inguaiato da una storia di passaporti falsi per l'acquisto di giocatori extracomunitari (caso Veron). Infine Martini, che nel frattempo è diventato presidente Enav e in qualità del ruolo che ricopre è stato indagato per una storia di appalti truccati.

Ma lo scudetto del 1974 resterà per sempre nelle pagine della storia del calcio e niente e nessuno potrà cancellare dalla memoria dei tifosi la "Banda Maestrelli".

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