
Ma andiamo con ordine.
Nella stagione 1971-1972 sulla panchina della Lazio si siede Tommaso Maestrelli, reduce da una brutta ed immeritata retrocessione con il Foggia. La prima richiesta del mister è la riconferma di Chinaglia, già capocannoniere dei biancocelesti nelle ultime due stagioni di A, prima della retrocessione. E la Lazio torna subito nel calcio che conta.
Il primo anno nella massima serie è esaltante. La squadra veleggia stabilmente nelle prime posizioni, arrivando a giocarsi all'ultima gara lo scudetto con Juve e Milan. Ma va male, anche se alla fine del primo tempo, in virtù della momentanea sconfitta del Milan a Verona e della Juventus a Roma, con lo 0-0 a Napoli la Lazio è campione d'Italia. Ma il secondo tempo la Lazio subisce un Napoli voglioso di rivincita dopo le liti e gli screzi dell'andata e lo scudetto va alla Juve, che sfrutta la quantomeno sospetta arrendevolezza della Roma...

Lo spogliatoio era diviso in due. Ma non in senso figurato. C'erano due gruppi distinti che avevano spogliatoi separati, che a mensa sedevano in tavoli diversi, che alle partitelle se le davano. Si facevano male per davvero, alcuni erano costretti a saltare la partita la domenica. E alla partitella del venerdì assistevano migliaia di tifosi, tra i quali la notizia si era sparsa.
Gli anni magici della Lazio sono durati poco, i suoi campioni si sono bruciati presto e la fine del sogno è coincisa con la malattia e la morte di Maestrelli. Tumore al fegato, al quale è seguito una prodigiosa ripresa fisica dell'allenatore. Ma solo momentanea. A 21 mesi dalla diagnosi Maestrelli si spegne. È il 2 dicembre 1976. Ha appena salvato la Lazio dalla serie B, ma la magia di quella squadra è svanita. Senza la sua guida i ragazzi non riusciranno mai a rendere come prima. Anche Chinaglia se ne è andato, a New York nei Cosmos di Pelé, lusingato dai dollari americani.

Una Lazio bella e dannata, sulla quale sembra essersi scagliata una maledizione. Prima Maestrelli, poi la morte di Re Cecconi, ucciso per legittima difesa da un gioielliere a seguito di uno scherzo sciagurato (o almeno così si dice). Nel 1984 muore Luigi Bezzi, dirigente accompagnatore e personalità di spicco nella società. E un anno dopo tocca al medico sociale Ziaco. Nel 1987 è la volta di Lenzini, il presidente della Lazio scudettata. Nel 1990 è invece Frustalupi ad andarsene, in un incidente stradale. Aveva solo 48 anni.
E poi ci sono le disavventure giudiziarie. In questa speciale classifica è Chinaglia senza dubbio il leader. La più recente è la tentata scalata alla Lazio con i soldi dei Casalesi. Ma ci sono anche Wilson, invischiato nel calcio scommesse prima e in una bancarotta fraudolenta poi. Pulici, inguaiato da una storia di passaporti falsi per l'acquisto di giocatori extracomunitari (caso Veron). Infine Martini, che nel frattempo è diventato presidente Enav e in qualità del ruolo che ricopre è stato indagato per una storia di appalti truccati.