Il mistero Bergamini: come è morto Denis?

Donato Bergamini, per tutti Denis. Il suo corpo viene ritrovato privo di vita il 18 novembre del 1989 sulla strada statale Jonica. Aveva solo 27 anni. Militava nel Cosenza, in Serie B.
Questa la ricostruzione ufficiale: Denis si sarebbe volontariamente gettato sotto un camion e il suo corpo trascinato per 60 metri sotto le ruote dell'automezzo. Suicidio. Ma cosa avrebbe spinto a tanto un ragazzo di 27 anni, nel fiore della sua carriera agonistica? Come mai? Cosa sarà mai successo? Questi interrogativi se li è posti da subito la sua famiglia, convinta che Denis non possa essersi ucciso. Ma l'inchiesta non consegna alcun colpevole alla giustizia. Si tratta di suicidio. Solo lo sfortunato caso di un ragazzo, apparentemente felice, che cova dentro un disagio immenso.
Ma a distanza di anni, dubbi e scetticismo, per quella che è la versione ufficiale dell'accaduto, crescono e la famiglia Bergamini non è più la sola a credere che Denis non si sia ucciso. Ma andiamo con ordine.

La ricostruzione si basò sulla testimonianza dell'allora ex ragazza di Bergamini, Isabella Internò.
Secondo la giovane Denis avrebbe insistito perché lei l'accompagnasse a Taranto, per imbarcarsi su una nave per la Grecia. E le avrebbe chiesto di seguirlo in questa improbabile fuga dall'Italia, motivandola come una questione di vita o di morte. Ma al rifiuto di lei, Bergamini avrebbe accostato e si sarebbe lanciato in mezzo alla strada.
Ricostruzione un po' farraginosa, apparentemente arrangiata alla bene e meglio. Ma in tribunale regge. Eppure molte cose non convincono. Prima di tutto a Taranto non c'erano traghetti che partivano per la Grecia. Poi, i vestiti di Denis non furono mai riconsegnati al padre, nonostante le pressanti richieste. Anzi, furono immediatamente inceneriti. Orologio, scarpe e catenina risultavano invece intatti, nonostante il trascinamento (salvo i genitali, mutilati). Così come il corpo, che sembrava essere rimasto immune ai danni che il trascinamento sull'asfalto avrebbe causato. Infine l'automobile. Sì l'automobile, quella a bordo della quale viaggiavano Denis e Isabella. Una Maserati intestata ad un noto pregiudicato, con doppi fondi per il trasporto di droga. Riconsegnata il giorno dopo l'evento accuratamente lavata e pulita. Rilievi mancanti e mal effettuati, una pochezza di indagine a dir poco sospetta.
E poi c'erano quelle telefonate. Una il lunedì prima dell'incidente. Siamo il 13 novembre, Bergamini è a Ferrara per il giorno di riposo, dai genitori. Qui riceve una telefonata che lo rende scuro in volto e visibilmente agitato. E un'altra, ancora, poco prima della morte. Telefonata alla quale assistette anche Michele Padovano, al termine della quale la reazione di Bergamini fu la medesima: volto cupo e preoccupazione evidente. Dopo quest'ultima chiamata, il gruppo di calciatori si recò al cinema. Ma dalla sala Denis andò via prima della proiezione, in compagnia di due persone non identificate (secondo la testimonianza di Galeazzi, suo compagna di squadra).
Insomma, dubbi ed ambiguità, che sembrano legare la morte di Bergamini al mondo della criminalità organizzata. Droga e soldi probabilmente non c'entrano. Forse si tratta "solo" di omicidio passionale. Ma il suicidio? Una messa in scena, messa a punto con la complicità di personaggi di primo piano nell'inchiesta. Questo quantomeno sembrava già emergere dalla perizia di parte del 1990, presa per buona solo a distanza di anni, che ipotizzava che la morte fosse dovuta a dissanguamento in seguito ad evirazione.

Ma come stanno le cose oggi? Nel 2013 alla Internò è stato notificato un avviso di garanzia per complicità in omicidio. Raffaele Pisano, autista del camion che investì il corpo di Denis, è indagato per favoreggiamento e falsa testimonianza.
Nel frattempo tutte le persone che dichiaravano di sapere la verità sono scomparse (come il magazziniere che morì in un incidente stradale a poca distanza da dove Bergamini morì), o hanno taciuto. Gran merito della riapertura dell'inchiesta va alla tenacia della famiglia di Bergamini. E ad un ex calciatore, Carlo Petrini (morto nel 2012), autore del libro dall'eloquente titolo "Il calciatore suicidato", che ha ricostruito i fatti con cura e dovizia di particolari.

Ebbene, il 23 dicembre 2014, la procura di Castrovillari chiede l'archiviazione e la ottiene. Il 2015 sembra l'anno che pone fine alla vicenda, con l'archiviazione dell'inchiesta.

Ma per la seconda volta, nel maggio 2017, vengono riaperte le indagini e disposta la riesumazione della salma. Il 16 novembre 2017 viene depositato l'esito dell'autopsia: Bergamini sarebbe stato ucciso con una sciarpa e poi gettato sotto il camion per inscenare il suicidio. Denis sarebbe morto per soffocamento.

Per restare aggiornati sulla vicenda e saperne di più, invito a collegarsi al sito denisbergamini.com, voce dell'associazione Verità per Denis

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