
Ed eccoci al nostro. Estate 2000, annunciato dal solito tam tam mediatico e consueto corollario di titoloni dei quotidiani sportivi, arriva in Italia, per la modica cifra di 30 miliardi, un centrocampista brasiliano di grande talento e titolare nella nazionale verdeoro: Marcos André Batista Santos, meglio noto come Vampeta. Sponsorizzato da nientepopodimeno che... Ronaldo, suo compagno ai tempi del PSV.
Sbarca così a Milano, alla corte di Lippi (che resterà poco sulla panchina dell'Inter), un ragazzone brasiliano di 1 metro e 82, capelli cortissimi con riga da una parte e baffetto sottile. Sembra più un attore di soap che un calciatore e all'attivo vanta anche un calendario per una rivista "gay" brasiliana (cosa che scatenò non poco la fantasia dei tifosi). Tutti elementi che concorreranno a fare di Vampeta il simbolo di un'epoca in cui il povero Moratti prendeva cantonate memorabili di anno in anno.

Sulla sua esperienza tra Milano e Parigi, Vampeta dichiarò:
«Moratti sa tutto di petrolio, ma di "bola" non s’intende. Milano è una città di negozi dove piove sempre. Neppure Parigi mi piace: c’è la torre, ci sono i musei, ma preferisco la spiaggia di Bahia, per chi sa vivere non c’è posto migliore. La mia seconda patria è l’Olanda, un Paese libero: donne, droga, birra. La gente fuma, beve e si fa gli affari propri».
Concludiamo l'articolo con le parole di Ronaldo su Vampeta:
«E' un giocatore veloce, a differenza di altri miei connazionali come Assunçao, Amaral, Emerson. Lui è un centrocampista con buone attitudini difensive ma nello stesso tempo capace anche di partecipare alla fase offensiva in modo lucido ed essenziale. Sono convinto che si integrerà bene nei meccanismi della squadra, si troverà in sintonia con Di Biagio, Seedorf e Jugovic e gli altri compagni di reparto».
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